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Passo Croce Arcana
Passo Croce Arcana Toscana (Italia)
LA CROCE DEI PELLEGRINI
Siamo al cospetto di uno dei valichi più alti e severi dell’Appennino Tosco-Emiliano: il Passo della Croce Arcana, già conosciuto come Passo dell’Alpe della Croce. Qui ogni passo è conquista, ogni metro guadagnato sembra sfidare la montagna stessa. Le strade sterrate, segnate dai solchi dello scioglimento delle nevi, raccontano già da sole le difficoltà di chi le percorre: mulattiere antiche che serpeggiano tra boschi e dirupi, dure oggi come allora.
Da secoli questo varco è più di un sentiero: è un ponte fra mondi. In epoca romana collegava pianura e costa, mercati e porti, Adriatico e Tirreno. In seguito fu via di santi e pellegrini, mercanti e soldati: uomini che, piegati dal vento e dal gelo, cercavano nella croce di vetta non solo un punto d’orientamento, ma anche un appiglio per la speranza.
La sommità si apre all’improvviso, come uno squarcio di infinito: prati vasti, arbusti sparsi, l’orizzonte che sembra dissolvere il confine tra terra e cielo. Non vi è più bosco a difendere il viandante, solo il respiro furioso del vento che ulula e graffia, trasformando il passo in un luogo sospeso, quasi fuori dal tempo.
Durante la Seconda guerra mondiale, questo stesso vento accompagnò le voci della battaglia. La Croce Arcana, inserita nella Linea Gotica, divenne un fronte gelido e implacabile. Tra la neve alta e raffiche che superavano i 250 km/h, italiani, tedeschi e alleati si affrontarono: eppure, spesso, fu la montagna stessa il nemico più duro, capace di piegare gli uomini più della guerra. Un monumento ricorda oggi i caduti, ma il vento continua a portare con sé un’eco lontana di quei giorni.
Oggi chi si ferma al passo non trova più soldati né mercanti, solo silenzio e immensità. Eppure, se ci si lascia avvolgere dall’aria sottile, è facile immaginare i pellegrini col mantello stretto al petto, le mule dei mercanti cariche di sale e stoffe, i soldati infreddoliti che cercano riparo. Tutti passati di qui, tutti consegnati alla stessa croce che da secoli veglia sul valico.
La Croce Arcana rimane così un confine e un legame insieme: spartiacque geografico e ponte di memoria, luogo di resistenza e di meditazione, dove passato e presente si incontrano in un’unica, potente suggestione.
La strada è unica, dal versante emiliano si passa attraverso Ospitale per giungere al Capanno Tassoni dove termina il tratto asfaltato, vecchio rifugio dove trovare anche riparo e ristoro; si prosegue per la via sterrata fino al passo, scendendo si giunge a Doganaccia nel versante toscano dove termina il tratto sterrato e ricomincia quello asfaltato che prosegue fino alla SS12 dell’Abetone.
Riaperta ad agosto 2024.
Mario Giachino
Armando Perlini
Siamo al cospetto di uno dei valichi più alti e severi dell’Appennino Tosco-Emiliano: il Passo della Croce Arcana, già conosciuto come Passo dell’Alpe della Croce. Qui ogni passo è conquista, ogni metro guadagnato sembra sfidare la montagna stessa. Le strade sterrate, segnate dai solchi dello scioglimento delle nevi, raccontano già da sole le difficoltà di chi le percorre: mulattiere antiche che serpeggiano tra boschi e dirupi, dure oggi come allora.
Da secoli questo varco è più di un sentiero: è un ponte fra mondi. In epoca romana collegava pianura e costa, mercati e porti, Adriatico e Tirreno. In seguito fu via di santi e pellegrini, mercanti e soldati: uomini che, piegati dal vento e dal gelo, cercavano nella croce di vetta non solo un punto d’orientamento, ma anche un appiglio per la speranza.
La sommità si apre all’improvviso, come uno squarcio di infinito: prati vasti, arbusti sparsi, l’orizzonte che sembra dissolvere il confine tra terra e cielo. Non vi è più bosco a difendere il viandante, solo il respiro furioso del vento che ulula e graffia, trasformando il passo in un luogo sospeso, quasi fuori dal tempo.
Durante la Seconda guerra mondiale, questo stesso vento accompagnò le voci della battaglia. La Croce Arcana, inserita nella Linea Gotica, divenne un fronte gelido e implacabile. Tra la neve alta e raffiche che superavano i 250 km/h, italiani, tedeschi e alleati si affrontarono: eppure, spesso, fu la montagna stessa il nemico più duro, capace di piegare gli uomini più della guerra. Un monumento ricorda oggi i caduti, ma il vento continua a portare con sé un’eco lontana di quei giorni.
Oggi chi si ferma al passo non trova più soldati né mercanti, solo silenzio e immensità. Eppure, se ci si lascia avvolgere dall’aria sottile, è facile immaginare i pellegrini col mantello stretto al petto, le mule dei mercanti cariche di sale e stoffe, i soldati infreddoliti che cercano riparo. Tutti passati di qui, tutti consegnati alla stessa croce che da secoli veglia sul valico.
La Croce Arcana rimane così un confine e un legame insieme: spartiacque geografico e ponte di memoria, luogo di resistenza e di meditazione, dove passato e presente si incontrano in un’unica, potente suggestione.
La strada è unica, dal versante emiliano si passa attraverso Ospitale per giungere al Capanno Tassoni dove termina il tratto asfaltato, vecchio rifugio dove trovare anche riparo e ristoro; si prosegue per la via sterrata fino al passo, scendendo si giunge a Doganaccia nel versante toscano dove termina il tratto sterrato e ricomincia quello asfaltato che prosegue fino alla SS12 dell’Abetone.
Riaperta ad agosto 2024.
Mario Giachino
Armando Perlini
Scheda tecnica:
Passo a 1.669 mt slm alle coordinate N44.132143 E10.777872

Da Nord: Fanano a Sud: Cutigliano
Circa 21 tornanti su Asfalto / Asfalto dissestato / Sterrato / Sterrato dissestato - Difficoltà: Discreta (76/100)
20 bikers hanno già percorso questa strada.
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Le distanze sono calcolate in linea d'aria.