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Serra dello Zanchetto
Serra dello Zanchetto Emilia-Romagna (Italia)
Strada che da Suviana e dall'omonimo lago porta al lago Brasimone, bella e ricca di curve con un buon asfalto.
Fulvio Caporali
FINALMENTE IL CARTELLO
La Serra dello Zanchetto, conosciuta più semplicemente come passo dello Zanchetto, è una sottile cresta che separa la valle del Brasimone da quella del Limentra. È un punto di confine naturale, un balcone sull’Appennino dove le strade si incontrano e i panorami si aprono a perdita d’occhio.
Arrivando dalla Sp62, che sale da Castiglione dei Pepoli verso Camugnano, si percorre un nastro d’asfalto ampio e ben curato, con curve dolci che invitano a un’andatura rilassata, ideale per assaporare il paesaggio che si svela tra boschi e vallate. È una strada che accompagna, più che sfidare, perfetta per chi ama viaggiare senza fretta.
Da un altro versante, invece, la strada che sale dalle Mogne ha tutt’altro carattere: stretta, dissestata, con protezioni scarse e l’asfalto segnato dal tempo. Qui il viaggio è più avventuroso e nelle ore del crepuscolo non è raro imbattersi in presenze improvvise — cinghiali, cervi, tassi — che attraversano la carreggiata. Superato il passo, questo percorso prende il nome di Sp40 e si snoda verso il lago di Suviana, tornando a due corsie ma regalando ancora saliscendi decisi e curve più impegnative, con un fondo non sempre impeccabile.
In cima al passo, oltre al panorama, ci si può fermare senza fretta: ampi spazi permettono di parcheggiare auto e moto e di girovagare tra i rilievi circostanti. Qui affiorano le rocce ofiolitiche, segni geologici antichi che raccontano storie di mari scomparsi e che danno al paesaggio un aspetto particolare. La vegetazione, infatti, non è rigogliosa come altrove: domina un verde basso, fatto di arbusti, cespugli e rimboschimenti, più severo che lussureggiante.
Proprio la presenza di questi affioramenti ha acceso, negli anni, discussioni controverse sull’eventuale apertura di miniere per l’estrazione di feldspati, preziosi per l’industria ceramica. Oggi l’area è protetta, difesa da ogni possibile “nefandezza”, ma il futuro resta incerto e la tutela di questi luoghi richiede attenzione costante.
Dalla sommità dello Zanchetto, lo spettacolo ripaga di ogni sforzo: lo sguardo abbraccia gran parte del Parco dei cinque laghi e corre fino alle cime più alte dell’Appennino Tosco-Emiliano, dal Corno alle Scale al Cimone. È un panorama che sorprende, ampio e maestoso.
Per anni, chi transitava di qui si affidava a indicazioni vaghe, sapendo di trovarsi “al passo” ma senza mai vederne il nome. Solo di recente, finalmente, è apparso il cartello ufficiale: un piccolo dettaglio che suggella l’identità di questo luogo. Meglio tardi che mai.
Armando Perlini
Fulvio Caporali
FINALMENTE IL CARTELLO
La Serra dello Zanchetto, conosciuta più semplicemente come passo dello Zanchetto, è una sottile cresta che separa la valle del Brasimone da quella del Limentra. È un punto di confine naturale, un balcone sull’Appennino dove le strade si incontrano e i panorami si aprono a perdita d’occhio.
Arrivando dalla Sp62, che sale da Castiglione dei Pepoli verso Camugnano, si percorre un nastro d’asfalto ampio e ben curato, con curve dolci che invitano a un’andatura rilassata, ideale per assaporare il paesaggio che si svela tra boschi e vallate. È una strada che accompagna, più che sfidare, perfetta per chi ama viaggiare senza fretta.
Da un altro versante, invece, la strada che sale dalle Mogne ha tutt’altro carattere: stretta, dissestata, con protezioni scarse e l’asfalto segnato dal tempo. Qui il viaggio è più avventuroso e nelle ore del crepuscolo non è raro imbattersi in presenze improvvise — cinghiali, cervi, tassi — che attraversano la carreggiata. Superato il passo, questo percorso prende il nome di Sp40 e si snoda verso il lago di Suviana, tornando a due corsie ma regalando ancora saliscendi decisi e curve più impegnative, con un fondo non sempre impeccabile.
In cima al passo, oltre al panorama, ci si può fermare senza fretta: ampi spazi permettono di parcheggiare auto e moto e di girovagare tra i rilievi circostanti. Qui affiorano le rocce ofiolitiche, segni geologici antichi che raccontano storie di mari scomparsi e che danno al paesaggio un aspetto particolare. La vegetazione, infatti, non è rigogliosa come altrove: domina un verde basso, fatto di arbusti, cespugli e rimboschimenti, più severo che lussureggiante.
Proprio la presenza di questi affioramenti ha acceso, negli anni, discussioni controverse sull’eventuale apertura di miniere per l’estrazione di feldspati, preziosi per l’industria ceramica. Oggi l’area è protetta, difesa da ogni possibile “nefandezza”, ma il futuro resta incerto e la tutela di questi luoghi richiede attenzione costante.
Dalla sommità dello Zanchetto, lo spettacolo ripaga di ogni sforzo: lo sguardo abbraccia gran parte del Parco dei cinque laghi e corre fino alle cime più alte dell’Appennino Tosco-Emiliano, dal Corno alle Scale al Cimone. È un panorama che sorprende, ampio e maestoso.
Per anni, chi transitava di qui si affidava a indicazioni vaghe, sapendo di trovarsi “al passo” ma senza mai vederne il nome. Solo di recente, finalmente, è apparso il cartello ufficiale: un piccolo dettaglio che suggella l’identità di questo luogo. Meglio tardi che mai.
Armando Perlini
Scheda tecnica:
Passo a 872 mt slm alle coordinate N44.143832 E11.101647

Da Ovest: Suviana a Est: La guardata
Fondo: Asfalto - Difficoltà: Media (40/100)
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Itinerari:
04/06/2025 -
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