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Bocca della Capra
Bocca della Capra Emilia-Romagna (Italia)
Strada persa nel nulla che scollina tra la Porrettana e Val di Setta e di Val di Bisenzio. Immersa nel bosco con carreggiata stretta ma asfalto molto buono. Suggestiva e da passeggio corre in mezzo al verde assoluto. Passo non segnalato su una curva prima di un incrocio.
Fulvio Caporali
IL PICCOLO PASSO
È uno di quei passi che non ti aspetti di trovare. Non troppo alto, senza cartelli che lo annuncino, su una strada dimenticata: stretta, sconnessa, priva di protezioni, come sospesa ai confini del mondo, forse anche del tempo.
Ed è proprio il tempo a fermarsi qui. La lentezza del percorso ci riporta indietro di secoli, tra borghi minuscoli, medievali, che resistono più per orgoglio che per necessità. Pochi abitanti, nessun servizio, eppure lì, ancora vivi. Sospesi.
Il passo si raggiunge facilmente da Pian di Setta, risalendo la SP24 in direzione di Grizzana-Morandi. La strada, a due corsie, sinuosa e panoramica, sale dolcemente tra curve ampie e tornanti mai impegnativi. All’ingresso del paese, un bivio: a destra compaiono cartelli stradali dal fascino antico, sopravvissuti agli anni ’60 e ’70, che indicano Veggio, Tudiano e altre piccole località.
Da qui la strada si restringe a una sola corsia. Non pericolosa, ma da percorrere con attenzione. Si costeggiano prima le case di Veggio — una sosta è quasi d’obbligo — e poco più avanti l’Oratorio di Tudiano, che porta inciso nelle sue pietre il XII secolo.
Superato l’incrocio, tenendo la sinistra, la strada sale fino al passo: uno spartiacque tra le valli del Setta e del Reno. Non un valico famoso né celebrato, ma uno dei tanti disseminati negli Appennini: un tempo conosciuti e frequentati, oggi quasi dimenticati. Piccoli segni di passaggi antichi, rimasti come cicatrici leggere sul paesaggio, che ancora conservano una loro utilità silenziosa.
La discesa obbligata conduce verso la valle del Reno. La strada rimane stretta e quieta, fino a ricongiungersi con l’arteria che porta verso Salvaro e Casetta, tornando finalmente a due corsie. Qui, lungo il percorso, appaiono lapidi e tabelle commemorative: memoria degli eccidi nazi-fascisti degli anni ’40. Non siamo lontani da Marzabotto, e questi luoghi parlano ancora la lingua della Resistenza, delle rappresaglie e del dolore della guerra. Una memoria che non può e non deve essere dimenticata.
A conclusione del percorso, seppur breve, merita una sosta il piccolo ponticello sul Reno, dove di fronte si staglia la rupe di Calvenzano; ai suoi piedi, sorge una chiesetta votiva eretta dopo la pestilenza del XVII secolo e successivamente elevata a Santuario: un luogo che, come il passo, custodisce il silenzio e la memoria, sospesi tra storia e fede.
Armando Perlini
Fulvio Caporali
IL PICCOLO PASSO
È uno di quei passi che non ti aspetti di trovare. Non troppo alto, senza cartelli che lo annuncino, su una strada dimenticata: stretta, sconnessa, priva di protezioni, come sospesa ai confini del mondo, forse anche del tempo.
Ed è proprio il tempo a fermarsi qui. La lentezza del percorso ci riporta indietro di secoli, tra borghi minuscoli, medievali, che resistono più per orgoglio che per necessità. Pochi abitanti, nessun servizio, eppure lì, ancora vivi. Sospesi.
Il passo si raggiunge facilmente da Pian di Setta, risalendo la SP24 in direzione di Grizzana-Morandi. La strada, a due corsie, sinuosa e panoramica, sale dolcemente tra curve ampie e tornanti mai impegnativi. All’ingresso del paese, un bivio: a destra compaiono cartelli stradali dal fascino antico, sopravvissuti agli anni ’60 e ’70, che indicano Veggio, Tudiano e altre piccole località.
Da qui la strada si restringe a una sola corsia. Non pericolosa, ma da percorrere con attenzione. Si costeggiano prima le case di Veggio — una sosta è quasi d’obbligo — e poco più avanti l’Oratorio di Tudiano, che porta inciso nelle sue pietre il XII secolo.
Superato l’incrocio, tenendo la sinistra, la strada sale fino al passo: uno spartiacque tra le valli del Setta e del Reno. Non un valico famoso né celebrato, ma uno dei tanti disseminati negli Appennini: un tempo conosciuti e frequentati, oggi quasi dimenticati. Piccoli segni di passaggi antichi, rimasti come cicatrici leggere sul paesaggio, che ancora conservano una loro utilità silenziosa.
La discesa obbligata conduce verso la valle del Reno. La strada rimane stretta e quieta, fino a ricongiungersi con l’arteria che porta verso Salvaro e Casetta, tornando finalmente a due corsie. Qui, lungo il percorso, appaiono lapidi e tabelle commemorative: memoria degli eccidi nazi-fascisti degli anni ’40. Non siamo lontani da Marzabotto, e questi luoghi parlano ancora la lingua della Resistenza, delle rappresaglie e del dolore della guerra. Una memoria che non può e non deve essere dimenticata.
A conclusione del percorso, seppur breve, merita una sosta il piccolo ponticello sul Reno, dove di fronte si staglia la rupe di Calvenzano; ai suoi piedi, sorge una chiesetta votiva eretta dopo la pestilenza del XVII secolo e successivamente elevata a Santuario: un luogo che, come il passo, custodisce il silenzio e la memoria, sospesi tra storia e fede.
Armando Perlini
Scheda tecnica:
Passo a 520 mt slm alle coordinate N44.279624 E11.171428

Da Nord Ovest: Casetta 40030 BO a Sud Est: Rioveggio
Fondo: Asfalto
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Itinerari:
11/06/2024 -
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