La 500 Thruxton. Prodotta in poco più di mille esemplari dalla piccola factory inglese (praticamente a conduzione familiare) Velocette, negli anni compresi fra il 1965 ed il 1970.
Fece della sua semplicità un cavallo di battaglia. Motore monocilindrico da 499 cc, quattro tempi, 36 cv a 5700 giri minuto, frizione multidisco in bagno d'olio, cambio a 4 marce. Un telaio monoculla sdoppiato inferiormente.
I suoi 168 kg potevano volare a 166,4 km/h, coprendo il quarto di miglio con partenza da fermo in 14,9 secondi.
Fu diretta discendente di due fortunati modelli quali la Venom e la più sportiva Clubman (dotata di pedane arretrate e manubrio basso).
Nel suo nome la volontà di celebrare la vittoria alla 500 miglia di Thruxton, leggendario circuito della terra di Albione, nel 1964, competizione che vide piazzarsi tre Velocette ai primi tre posti della classifica assoluta, surclassando motociclette ben più potenti, quali Triumph e BSA. Piaceva parecchio. Allora così come piace oggi. Non tanto per le sue caratteristiche tecniche, prive di slanci rivoluzionari, ma in quanto agile, maneggevole, divertente.
E poi perché caratterizzata da elementi corsaioli in grado di colpire dritto al cuore gli appassionati.
La griglia di protezione sul serbatoio dell'olio, lo scarico con il terminale "fishtail", il carburatore Amal con quel cornetto d'aspirazione che esce da un incavo, lungo il margine inferiore del serbatoio della benzina.
E, soprattutto, quel meraviglioso cupolino che pare disegnato dal vento...
Come, vedendola, resistere alla tentazione?
Quella di allungarsi sul piccolo serbatoio, di afferrare la manopola del gas, di "aprire tutto", e di immaginare, guardando attraverso il plexiglas, che la strada si sia trasformata in una pista...
Con le prudenze del caso! Intendiamoci! Assolutamente...