Itinerario
proposto da Mario Giachino
Il giretto del quartierino
Preferisco i viaggi ai giri, perché i giri, per loro natura, ti riportano sempre al punto di partenza, così sembra di non aver ottenuto nulla. So che non è così, e il giro che vi propongo qui ne è la prova.
Vi dico subito: se siete di Cuneo... passate oltre, quello che sto per scrivere lo conoscete già benissimo. Questo è uno dei nostri primi giri quando riaprono i colli più importanti, vero?
L'ho chiamato il giretto del quartierino perché è la versione estesa del Giro dell'Isolato, giretti da fare in giornata, in realtà in poche ore, ma dalla grande bellezza.
Non sono bravo io a trovare strade così belle, il fatto è che abitare attaccati alle Alpi, a un tiro di schioppo dalla Francia, è un grande vantaggio: nel giro di pochi chilometri si ha a disposizione una grande concentrazione di strade da moto, tra le quali alcune tra le più belle d'Europa.Questo giretto, tra le altre, ne prevede 4 delle migliori della zona, fruibili solo da giugno a settembre-ottobre perché molto alte: in 4 assommano a oltre 10.000 metri di altitudine:
Strada da moto | Altitudine |
---|---|
Lombarda | 2.350 mt |
Bonette | 2.802 mt |
Vars | 2.109 mt |
Agnello | 2.744 mt |
Totale | 10.005 mt |
Partenza e arrivo: Cuneo.
Fino a Vinadio la strada è liscia e scorrevole come sempre, un pieno, poi svoltiamo a sinistra per Sant'Anna di Vinadio.
Una ventina di Km ci separano dal colle ma sono molto, molto impegnativi: la strada è stretta e, per la sua dimensione, piena di auto, camper e ciclisti e se non fa troppo caldo o troppo freddo, ci troverete anche molta gente che va al santuario a piedi. Questi ultimi sono i più pericolosi, perché spesso camminano in mezzo alla strada senza curarsi di chi arriva.
Mi accoglie subito una serie di tornanti non da poco: fatti in discesa, se si riesce a prendere il ritmo, sono divertentissimi; anche in salita divertono ma, almeno per me, richiedono un po' di impegno in più.
Verso i 1.800 mt arriviamo al bivio per il Santuario o, meglio, per il Colle della Lombarda. Svolto a sinistra contento di essermi tolto dai piedi, pardon, dalle ruote tutti i pedoni diretti al Santuario.
Da qui i boschi diradano man mano che si sale, per cedere il passo a grandi spazi aperti arrivati intorno ai 2.000 mt.
Piccoli laghi e un'aria bella fresca richiamano molti turisti e i prati intorno alla strada sono utilizzati per pic-nic e, da qualcuno, anche per passare la notte in tenda.
Arrivato in cima mi godo lo spettacolo, guardando indietro si vede il Santuario e parte della valle, sulla destra, un po' rialzato, l'immancabile chioschetto e di fronte, la Francia.
La strada in discesa ha un fondo decisamente migliore e si allarga rapidamente per arrivare a Isola 2000 (che quando si passa in moto è sempre deserta, perché la neve non c'è più o non c'è ancora) e poi a Isola, con una serie di tornanti dalla pendenza piuttosto marcata, belli tosti.
A Isola saluto la Lombarda e mi dirigio a destra, verso il Col de la Bonette, su una strada scorrevole e ampia fino a Saint Étienne de Tinée, dove, dopo il ponte sulla Tinée, svolto a sinistra e inizio a salire, su una strada più stretta e che si fa sempre più movimentata. Costeggia il fiume per qualche chilometro, poi lo lascia per inforcare una bella serie di tornanti che si intervallano a forti e rifugi, attraversa le rovine di un paese abbandonato e, infine, davanti a sinistra ci presenta La Cime de la Bonette che dall'alto dei suoi 2.860 mt (la parte raggiungibile solo a piedi) pare sorvegliare i suoi territori, tutt'intorno.
Oggi mi sono fermato insieme a tutti gli altri al colle (2.715 mt) perché la strada per la cima era ancora piena di neve. I più coraggiosi (e volenterosi) l'hanno raggiunta a piedi, perché senza dubbio il panorama che si gode da lassù vale un piccolo sforzo.
Un po' d'aria finissima e frizzantina (stamattina c'erano 13°) poi giù, verso Jausiers. Purtroppo sia la salita sia la discesa sono state un po' disturbate da troppi ciclisti, troppo lenti a salire e troppo veloci a scendere. Anche così, però, non è mancato il fascino della signora seduta tra le Alpi dell'Alta Provenza e le Alpi Marittime: panorami indescrivibili, curve divertentissime e...tante moto.
A Jausiers prendo a destra, sulla strada del Col de Larche (che poi sarebbe La Maddalena), che abbandono a Meyronnes per svoltare a sinistra del campeggio, verso il Col de Vars.
La strada era molto brutta fino a qualche tempo fa ma gli interventi degli ultimi anni hanno dato ottimi frutti. Arrivare in cima al colle è un attimo e, visto che è l'ora giusta, mi fermo per un panino.
Il grosso del giro è fatto, scendo a Guillestre e nella mia testa manca solo più il Colle dell'Agnello (scusa se è poco!) e poi sarò nuovamente a casa ma... mi dimenticavo la bellezza delle Gorges du Guil. Me le dimentico sempre e tutte le volte mi stupisco della loro bellezza.
Superate le gole, uno sguardo al castello di Château Ville Vieille, poi si inizia a salire sul serio. Di nuovo la strada si fa sempre più stretta e movimentata. Si attraversano un paio di paesini dove bisogna andare molto piano perché la strada e stretta e dalle porte delle case può sempre uscire qualcuno.
Questa volta mi sono sbagliato (che bello farlo senza navigatore!) e a Molines non ho visto l'enorme cartello che indica di svoltare a sinistra per l'ITALIE, così sono giunto fino a Saint Véran, su una strada del tutto simile a quella che va su fino al colle. Guardando sulla mappa ho poi visto che c'è un collegamento verso l'Agnello ma dev'essere più da enduristi e Madi non è dell'idea. Ho fatto inversione e sono tornato sulla retta via.
La vista della schiena del Monviso (per me è la schiena, io lo vedo sempre dall'altra parte) mi ha fatto sentire nuovamente a casa. Maestoso, come sempre.
Gli ultimi tornanti, salendo, erano in una nuvola di passaggio, quindi visibilità scarsa e un po' di fresco in più ma, arrivato in cima, in pochi minuti la nuvola si è spostata, lasciando il posto a un timido sole e ai soliti magnifici panorami sul Queyras e sulla Valle Varaita.
Due chiacchiere con gli altri motociclisti, poi giù verso casa. Sembra poco ma mancano ancora un'ottantina di km per arrivarci e... che km!
La strada inizialmente è molto ripida. Io solitamente preferisco percorrere l'Agnello nell'altro senso perché (lo ammetto) soffro terribilmente di vertigini e i vuoti a fianco dei tornanti preferisco averli dietro, piuttosto che davanti ma... tant'è, vediamo di stare lontano dai vuoti e procediamo.
La strada è stata appena riaperta e, dopo la prima parte più scoscesa, nei tratti più pianeggianti e in ombra la neve ai lati della strada è ancora tanta, con muri alti un metro, un metro e mezzo.
Una sosta a Pontechianale, ad ammirare la pace sul lago, in netto contrasto con la vivacità dello stesso posto durante i giorni dell'Agnellotreffen; un luogo magnifico, con la neve, col sole, comunque.
A Casteldelfino trovo il primo distributore dopo parecchi km: il pieno e giù verso casa. Ancora un piccolo colle, il Colletto di Rossana, per tagliare fuori Costigliole di Saluzzo e la brutta strada (per le moto, intendo) che la collega a Busca, poi il lungo rettilineo Busca-Cuneo mi riporta là, dove sono partito, certamente arricchito da questa nuova esperienza.