Itinerario
proposto da Michele Baldassari
IL MONTE BONDONE, LE MAROCCHE DI DRO E LE MERAVIGLIE DELLA VALLE DEI LAGHI
Sono le 8 in punto, il cielo completamente azzurro non dà adito a ripensamenti. Saliamo sulla nostra moto (fedele compagna di viaggio) e puntiamo verso Trento.
Lago d’Idro, Tione, giriamo a destra per Comano e in breve siamo a Santa Massenza. L’omonimo lago di origine glaciale è collegato al lago di Toblino da un ponte su cui passa la statale Gardesana. Sulle sponde spiccano, oltre all’importante centrale idroelettrica, numerosi ulivi e vigneti.
La zona, molto mite, è famosa per la produzione di ottime grappe e la raccolta del tartufo nero.
-Ci dirigiamo verso Trento per imboccare la strada SP85 direzione Sardagna. I primi tornanti sono piuttosto stretti e impegnativi. Dopo pochi km una gara di mountain bike ci costringe a prendere una deviazione e dobbiamo salire da Sopramonte. La strada è un susseguirsi di tornanti con vista sul monte Brento e la Valle dei laghi e dopo circa 14 km siamo in vetta. Il valico scollina a 1650 mt., l’aria è frizzante ma la vista sulle Prealpi Gardesane ti fa respirare a pieni polmoni.
Scendendo di quota di circa 150 mt. si apre davanti a noi l’altopiano delle Viote, una distesa di prati attraversata da numerosi sentieri da percorrere a piedi.
-La prossima tappa è Lagolo dove si intravede appena il piccolo laghetto la cui caratteristica è quella di non avere immissari ma sorgenti sotto il livello dell’acqua. Nel periodo invernale si ghiaccia completamente e permette di praticare il pattinaggio.
-Raggiungiamo Cavedine sul cui territorio si estende l’omonimo lago dalle acque fredde e quindi poco balneabile, ma interessante meta per surfisti grazie alla presenza della costante brezza “l’Ora del Garda”.
Proseguiamo ed entriamo nella riserva naturale delle Marocche di Dro: la più grande frana postglaciale di tutte le alpi (13km² di estensione) provocata dal distacco di un enorme ghiacciaio all’incirca 20000 anni fa. Il risultato è una valle di materiale roccioso con blocchi anche di enormi dimensioni, considerata area naturale protetta dal 1989. Sulla superficie si snoda un percorso ad anello con vari punti di sosta ove è possibile ammirare, oltre alle bellezze geologiche dell’area, anche le impronte fossili di dinosauri risalenti a 190 milioni di anni fa e scoperte nell’anno 2000. Dato il fondo roccioso per percorrere il sentiero è bene indossare scarpe da trekking o scarponcini.
Ci rimane un’ultima tappa, ma non meno importante. Puntiamo verso Ceniga dove possiamo percorrere anche con la nostra moto il Ponte Romano le cui origini risultano tutt’ora incerte. Distrutto nell’antichità, quello che vediamo oggi sarebbe una ricostruzione del 1719 come indica la lapide murata posta sul ponte.
-Sono le ore 14.00, il cielo azzurro intenso con il quale avevamo iniziato questa giornata lascia spazio a minacciose nubi grigie.
Rimontiamo in sella e ci dirigiamo verso Arco dove decidiamo di fermarci al bar del “Chiosco” situato nei pressi dei giardini centrali: una vasta varietà di specie botaniche tra le quali il secolare Cedro dell’Himalaya, la palma azzurra e cedri del Libano, fanno da cornice mentre degustiamo una bibita fresca.
Siamo quasi al termine del nostro viaggio e cominciamo a sentire le prime gocce di pioggia. Approfittiamo della sosta e per non farci cogliere impreparati indossiamo tutto l’equipaggiamento antipioggia disponibile. Decidiamo così di risalire il Passo del Ballino, passando dal Lago di Tenno fino a Fiavè, per poi prendere il Passo del Durone che ci porterà fino a Tione.
Ancora 50 km ci separano dal punto di partenza, la pioggia ormai incessante ci impone un’andatura prudente e piano piano, ma con le immagini bene impresse nella nostra mente, ci accingiamo a concludere il nostro splendido motogiro.